Dolciniani
FRA DOLCINO: L'ERETICO CONDOTTIERO
Fra Dolcino, originario di Novara, fu un predicatore italiano. Nel 1291 aderì alla setta cristiana degli Apostolici diffusa in Italia settentrionale nella seconda metà del XIII secolo da Gherardo Segarelli. Dopo la condanna al rogo di quest'ultimo, nel 1303 decise di portare avanti la sua vita religiosa in clandestinità sulla sponda del lago di Garda fondando un movimento religioso cristiano dei Dolciniani dedicandosi alla predicazione evangelica conducendo una vita segnata da digiuni e preghiere, lavorando e chiedendo l'elemosina. Considerati eretici dalla Chiesa cattolica, decise di trasferirsi in Valsesia, in Piemonte, ma il suo impegno religioso nel 1307 si trasformò in quello militare contro la crociata che papa Clemente V bandì contro di loro. Catturato e torturato più volte, venne arso vivo a Vercelli il 1° giugno dello stesso anno.
Nel trattato "Practica inquisitionis heretice pravitatis" di Bernard Gui, inquisitore medievale, sono riportate due lettere scritte di Dolcino per i suoi seguaci nel 1300 e nel 1303.
L'immagine che giunge a noi è duplice: da una parte viene considerato come l'eretico profeta che annuncia l'Apocalisse, dall'altra come condottiero cercando di sfuggire alla persecuzione. Viene ricordato da Maometto nella Divina commedia di Dante nel canto XXVIII come "guerriero" nella bolgia degli scismatici.
LE DONNE SCOMODE NELLA STORIA: Margherita "la Bella"
Nel XIV secolo Dolcino da Novara, fondatore del movimento religioso medievale dei Dolciniani, la ricorda come a lui più cara di tutte, l'inquisitore medievale Bernard Gui la descrive come amante di Dolcino; nel corso dei secoli, tuttavia, i cronisti posteriori la definiscono come bellissima. Margherita "la Bella" è una figura femminile non molto conosciuta, ma che, come tante eretiche, tra cui Jeanne d'Arc, subisce una doppia marginalità in ambito religioso: l'essere donna e l'essere eretica. La sua immagine, come vedremo, viene deformata e rappresentata in diversi modi che non la definiscono pienamente. Per questo motivo, in questo articolo, cercherò di chiarire chi si cela realmente dietro questa donna.
Per comprendere meglio la mentalità del tempo, è utile partire dalla descrizione di Paolo riguardo al ruolo femminile all'interno della comunità:
«Come in tutte le comunità dei fedeli, le donne nelle assemblee tacciano perché non è loro permesso parlare; stiano invece sottomesse, come dice anche la legge. La donna impari in silenzio, con tutta sottomissione. Non concedo a nessuna donna di insegnare, né di dettare legge all'uomo; piuttosto se né stia in atteggiamento tranquillo» (Corinzi 14:34)
Secondo l'Apostolo, la donna doveva restare in silenzio, sottomettersi all'uomo e al marito. Non aveva la possibilità di alcun ruolo. Le storie di molte donne, tra cui quella di Margherita, si intrecciano e gli elementi che le accomunano sono molte, tra cui parlare, esprimersi, predicare e raccontarsi. Sfortunatamente, avere voce all'interno della comunità medievale tipicamente maschilista, comportava il rischio di essere accusate come eretiche dalla Santa Inquisizione ed essere arse al rogo, proprio come la nostra Margherita.
• Fra Dolcino e Margherita:
Per conoscere meglio Margherita non posso non menzionare Fra Dolcino da Novara. Predicatore italiano, nel 1291 aderisce alla setta cristiana degli Apostolici diffusa in Italia settentrionale nella seconda metà del XIII secolo da Gherardo Segarelli, condannato costui, poi, come eretico e arso vivo a Parma nel 1300 dalla Chiesa cattolica. Perseguitati dall'Inquisizione, Dolcino, assieme agli altri membri rimasti, nel 1303 fonda il movimento religioso cristiano dei Dolciniani: questi si ispiravano all'ideale francescano e speravano ad un ritorno di umiltà e povertà da parte della Chiesa. La sua predicazione evangelica comincia sulle sponde trentine del Lago di Garda ed è proprio qui che conosce Margherita. Originaria di Arco di Trento, entra a far parte del movimento in quell'anno tanto da lasciare la propria casa e diventare in poco tempo una delle sue più fedeli seguaci.
• La crociata
Dopo che due seguaci vengono arsi al rogo, i membri sono costretti a nascondersi. Il messaggio dolciniano circola anche tra i rappresentanti della Chiesa cattolico-romana e nel 1306 papa Clemente V bandisce una crociata contro i Dolciniani definendoli come eretici. Cercando di sfuggire alla persecuzione, vivono e predicano in isolamento in alta Valsesia e nelle Alpi biellesi, però, purtroppo, i componenti vengono uccisi. Solamente Dolcino e Margherita vengono catturati e interrogati nel 1307.
• Il processo
Entrambi imprigionati, tra i mesi di maggio e giugno vengono condannati a morte. La donna viene torturata e bruciata legata ad un palo sulla riva del torrente Cervo, vicino a Biella, di fronte a Dolcino; il corpo, poi, viene fatto a pezzi e le sue ossa nuovamente bruciate per distruggere ogni sua memoria. Per quanto riguarda Dolcino da Novara, subisce la stessa sorte dopo pochi giorni: condotto a Vercelli, viene torturato più volte e, infine, arso vivo di fronte alla Basilica di Sant'Andrea.
• L'immagine di Margherita: testimonianza di Dolcino e Bernard Gui
Nel dicembre 1303, Fra Dolcino nella sua seconda lettera scritta, ritrovata dall'inquisitore e predicatore Bernard Gui, menziona le persone a capo della congregazione apostolica: Margherita viene citata non solamente ai vertici del movimento, ma anche come "Soror", ovvero sorella, e "a lui più cara". In questo modo, ricopre, così in poco tempo, un ruolo carismatico diventando l'unica donna tra i principali discepoli all'interno di un gruppo composto da fratres e sorores. Tuttavia, nella testimonianza di Gui traspare un rovesciamento della realtà: partendo da una mentalità giuridico-dogmatica, secondo la quale le donne che predicano sono ritenute moralmente indegne e indecenti, Margherita viene descritta come amante, compagna di vita di Dolcino e incinta del frate, senza, però, far riferimento alla sua bellezza fisica.
• Mito letterario della bellezza di Margherita
La figura di Margherita, fin dalla sua morte, viene rappresentata come malefica e di straordinaria bellezza attraverso leggende e supposizioni. L'appellativo più famoso attribuitole successivamente è "la Bella", come anche tutt'ora viene riconosciuta. Questa caratteristica si presentò la prima volta nell'opera intitolata "Historia fratris Dulcini heresiarche" di un autore sconosciuto, detto Anonimo Sincrono. Egli scrive che nessuno degli apostolici vuole convertirsi alla fede cattolica, neanche "Margarita la bella". Tale appellativo viene in seguito ripreso da Benvenuto da Imola, commentatore della Commedia di Dante che amplifica la bellezza. Anche l'Anonimo Fiorentino, altro commentatore dell'opera dantesca, definisce Margherita come "moglie di Dolcino, una delle più belle donne del mondo".
• Conclusione
La figura di Margherita, nell'aspetto positivo di coraggio e bellezza, viene ripresa nella tradizione romantica ottocentesca e la sua morte eroica diviene fonte di ispirazione: Dolcino appare come uomo in armi, citato all'interno della Divina Commedia di Dante, mentre Margherita come donna di immensa bellezza.
Valentina Marcias, Lumi Online Journal
Biografia:
- "Condannate al silenzio: Le eretiche medievali" di M.Benedetti, Mimesis 2017
- "Donne valdesi nel medioevo", M. Benedetti, Torino, Claudiana, 2007
- "Practica inquisitionis heretice pravitatis" di B. Guidonis, Alphonse Picard, 1886
- "Eretici ed eresie medievali", G.G. Merlo Bologna, Il Mulino, 2011